MARTINA DELLA VALLE

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16/06/2020

PHOTO LUX MAGAZINE
15|6|2020

Le storie si cercano nuotando sott’acqua

“Cosimo era sull’elce. I rami si sbracciavano, alti ponti sopra la terra. Tirava un lieve vento; c’era sole. Il sole era tra le foglie, e noi per vedere Cosimo dovevamo farci schermo con la mano. Cosimo guardava il mondo dall’albero: ogni cosa, vista di lassù, era diversa, e questo era già un divertimento. Il viale aveva tutta un’altra prospettiva, e le aiole, le ortensie, le camelie, il tavolino di ferro per prendere il caffè in giardino. Più in là le chiome degli alberi si sfittivano e l’ortaglia digradava in piccoli campi a scala, sostenuti da muri di pietre; il dosso era scuro di oliveti, e, dietro, l’abitato d’Ombrosa sporgeva i suoi tetti di mattone sbiadito e ardesia, e ne spuntavano pennoni di bastimenti, là dove sotto c’era il porto. In fondo si stendeva il mare, alto d’orizzonte, ed un lento veliero vi passava.” (Italo Calvino, Il barone rampante)
In questo tempo strano abbiamo insegnato al piccolo Zeno una parola importante: fantasia. Gli abbiamo insegnato che con la fantasia si può andare dappertutto, anche quando si deve stare confinati in casa. Con lui e grazie a lui, abbiamo costruito un lessico nuovo, inseguito nuove narrazioni, osservato nuove relazioni tra la realtà e il sogno, tra il raggiungibile e l’inaccessibile.
(Chiara Ruberti)

Venne il momento dell’attesa e il tempo dispettoso si tramutò in un essere indefinito.
La distanza è incolmabile. Il viaggio impossibile da compiere. Barriere imposte ci dividono. La mente non si placa alla perduta libertà, se non fosse che all’improvviso un’immagine colpisce lo sguardo e nuovi incontri e nuovi luoghi prendono forma nei pensieri. Il viaggio intrapreso disvela desideri reconditi e paure inattese. Fermi e immobili alla scrivania, il luogo da esplorare è familiare e sconosciuto al tempo stesso. Pervasi dall’incertezza e impauriti dall’oscura profondità rocciosa, i pensieri vagano in luoghi ancestrali, riportandoci alle origini del nostro essere. Ciò che si desidera, è ciò che per molto tempo abbiamo dato per scontato: gesti banali, incontri sperati, luoghi familiari e suoni già ascoltati, come quello delle foglie ballerine alla carezza del leggiadro vento di un pomeriggio di primavera. Il tempo immobile inizia la sua danza, una sinfonia avvolge la selvatica vegetazione e profumi familiari ci donano il potere salvifico dell’immaginazione. Il viaggio compiuto “nelle profondità dell’immagine” ci ha insegnato la via per percorrere i nostri desideri e ci nutrirà fino al giorno in cui non assaporeremo di nuovo l’irripetibile bellezza di un banale momento quotidiano.
(Claudia stritof)
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